La schiavitù moderna è l’antitesi della giustizia sociale e dello sviluppo sostenibile. Le stime globali del 2021 indicano che ogni giorno ci sono 50 milioni di persone in situazioni di schiavitù moderna, costrette a lavorare contro la loro volontà o a sposarsi forzatamente. Questo numero si traduce in quasi una persona su 150 nel mondo.
Le stime globali e regionali presentate in questo rapporto sono state elaborate dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), da Walk Free e dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) e indicano anche che le situazioni di schiavitù moderna non sono affatto transitorie: l’intrappolamento nel lavoro forzato può durare anni, mentre nella maggior parte dei casi il matrimonio forzato è una condanna a vita. E purtroppo la situazione non sta migliorando. Con l’adozione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs), la comunità globale si è impegnata a porre fine alla schiavitù moderna tra i bambini entro il 2025 e a livello universale entro il 2030 (Obiettivo 8.7). Questo rapporto sottolinea la portata della sfida che la comunità globale deve affrontare nel breve periodo che rimane per raggiungere questi ambiziosi obiettivi.
Negli ultimi anni, le crisi che si sono sommate – la pandemia COVID-19, i conflitti armati e i cambiamenti climatici – hanno portato a un’interruzione senza precedenti dell’occupazione e dell’istruzione, a un aumento della povertà estrema e della migrazione forzata e non sicura, nonché a un’impennata delle segnalazioni di violenza di genere, che contribuiscono ad aumentare il rischio di tutte le forme di schiavitù moderna.
Come di solito accade, sono coloro che si trovano già in situazioni di maggiore vulnerabilità – tra cui i poveri e gli emarginati sociali, i lavoratori dell’economia informale, i lavoratori migranti irregolari o comunque non protetti e le persone soggette a discriminazione – a essere maggiormente colpiti. È urgente che la comunità globale raccolga la volontà e le risorse per superare questi ostacoli e rimettere in moto i progressi verso la fine della schiavitù moderna.
Promesse e dichiarazioni di buone intenzioni non sono sufficienti. Sebbene la responsabilità principale del cambiamento spetti ai governi nazionali, è necessario un approccio dell’intera società: le parti sociali, i partecipanti all’economia sociale e solidale, le imprese, gli investitori, i gruppi di sopravvissuti, la società civile e una serie di altri attori hanno un ruolo cruciale da svolgere. Anche la cooperazione tecnica e l’assistenza delle agenzie delle Nazioni Unite, di altre organizzazioni multilaterali e bilaterali, di organizzazioni non governative internazionali e di altri gruppi saranno importanti per il progresso. Il dialogo sociale fornisce un quadro essenziale per costruire soluzioni durature e basate sul consenso alla sfida della schiavitù moderna.
Anche il ruolo delle piccole organizzazioni di volontariato, come SEND, può fare la differenza.
Per saperne di più: https://publications.iom.int/books/global-estimates-modern-slavery-forced-labour-and-forced-marriage
SEND, nell’ambito del programma #SKILLS4JOB, intende dare il suo piccolo contributo all’implementazione di un sistema educativo che valorizzi le competenze acquisibili in contesti non formali, favorisca la coesione sociale e sviluppi il senso di responsabilità reciproco. L’obiettivo è di dare la possibilità a donne e giovani disoccupati di Jambiani, esclusi dal sistema di istruzione e formazionale professionale formale, di acquisire in maniera laboratoriale competenze di imprenditorialità riconosciute dal mercato del lavoro locale, costruirsi un futuro economicamente, socialmente e ambientalmente sostenibile con la creazione di un ecosistema di piccole imprese cooperative e sociali in grado di essere attori di riferimento, che si prendono a cuore i bisogni della loro comunità.
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